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VALCHIAVENNA

Tour dal Lago del Truzzo all'Alpe Lendine

Un lungo giro ad anello che tocca tutti i punti più magici della remota Valle del Drogo, laterale della Valle Spluga.
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EE
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7:00 h
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17 km
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1190
7
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ESCURSIONE

La Valle del Drogo, un incavo a mezzaluna che si innesta sulla Valle Spluga a livello di San Giacomo Filippo, custodisce qualche perla escursionistica da non mancare, come l'elegante mulattiera che sale al Lago del Truzzo, oppure l'Alpe Lendine, pittoresco villaggio d'alta quota disposto a ventaglio all'ombra del Pizzaccio. L'escursione qui proposta è un giro ad anello piuttosto lungo che va a toccare tutti gli angoli più affascinanti di questa piccola valle. Se riteniamo di non farcela in un solo giorno, si può spezzare l'anello in due escursioni distinte.


Risaliamo da Chiavenna la SS36; all'ingresso di San Giacomo Filippo, ce ne stacchiamo imboccando sulla sinistra una stretta strada asfaltata che, tagliando nella montagna una ventina di tornanti, ci conduce alle case di Olmo, ordinatamente disposte su una bella spalla erbosa. Proseguiamo ancora lungo la strada per andare a raggiungere, in leggera discesa, il fondo della Valle del Drogo; superato il ponte sul torrente, ci fermiamo nel parcheggio della grande centrale idroelettrica di San Bernardo (m1070).


Imbocchiamo subito la mulattiera; passeggiando fra gli alberi, a breve distanza dal torrente, abbiamo modo di ripensare al toponimo di questa valle: “drogo” indica un alveo di torrente profondamente incassato fra le rocce, può essere sinonimo di orrido, e ci indica che la valle, specialmente nel tratto che abbiamo ripidamente risalito in macchina, è impervia e aspra, scavata in profondità dai suoi numerosi corsi d'acqua. Via via che saliamo, però, la valle si apre, il bosco si fa più rado, e il selciato, con una curva verso destra, va ad intercettare in località Sant'Antonio la mulattiera proveniente da Scanabecco, altro possibile punto di partenza.


Piacevole il cammino fra queste vecchie case, sparse nel fondovalle, piene di vita nei mesi estivi, quando numerose famiglie vi salgono per trovare un po' di pace dalla calura estiva. Più oltre, in località Caurga (m1294, 1 ora), troviamo un bivio con indicazioni per il Rifugio Carlo Emilio; svoltiamo dunque a destra, andando a intraprendere la salita al Lago del Truzzo, che ci richiederà un paio d'ore.


Il selciato sale dapprima con pendenza moderata e seminascosto dall'erba, quindi prende a salire con maggiore decisione per superare gli austeri contrafforti rocciosi che sostengono il bacino del Truzzo. Lungo il percorso saremo distratti dai panorami che lentamente si aprono in fondo alla valle, dalla vegetazione in continuo mutamento e dalla mulattiera che sembra farsi più bella e precisa ad ogni tornante. Ma è solo usciti dal bosco, ad una quota di circa 1750 metri, che andiamo a percorrere il tratto più spettacolare del selciato: le pietre appaiono qui sapientemente disposte a mosaico, perfettamente incastrate in modo da reggere per decenni alla forza distruttiva delle intemperie e al passaggio di uomini e animali. Alcune piante di rododendri che crescono fra gli stretti tornanti completano la composizione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, questa mulattiera non è opera antica: la sua costruzione va posta in relazione allo sfruttamento idroelettrico della valle, dunque risale solo ai primi anni Venti del secolo scorso.


Salendo con pendenza costante, continuando a strisciare fra lisce balze rocciose tormentate dall'erosione di antichi ghiacciai, perveniamo alla bella Alpe Cornera (m1920, 2 ore), quindi, poco più in alto, ai mastodontici edifici dei guardiani della diga; da qui, tramite una lunga scalinata, risaliamo alla diga del Truzzo (m2080, 20 minuti). I panorami sull'imponente Pizzo di Prata, sulla Sciora, sul Badile e sul Cengalo sono di pari bellezza al Lago del Truzzo, che si estende alle nostre spalle, sormontato sulla destra dai torrioni delle Camoscere. Lo sbarramento artificiale, di dimensioni assai modeste e piastrellata con pietra locale, risulta poco appariscente e sembra mimetizzarsi nell'ambiente naturale.


Il sentiero per l'Alpe Lendine non parte dalla diga bensì poco più in alto, lungo il sentiero per il Rifugio Carlo Emilio, cui merita fare una breve visita. Lo raggiungiamo percorrendo la diga e risalendo di poco, ora su semplice sentiero, i pendii sulla sponda occidentale del lago, del quale potremo gustare, lungo il percorso, le incredibili trasparenze. Il piccolo rifugio (m2153, 20 minuti), senza gestione (se ne possono ritirare le chiavi presso i guardiani della diga), sorge sulle rive del Lago Nero, bello specchio d'acqua arginato da muretti in cemento.


Tornati indietro dobbiamo fare attenzione al bivio per l'Alpe Lendine: il sentierino raggiunge in piano un colletto, oltre il quale si butta precipitosamente nella discesa dalla balze rocciose che abbiamo percorso in mattinata lungo la mulattiera. La traccia è talvolta poco visibile e ci fa di frequente incespicare in scomode pietraie, ma ometti e segnavia bianco-rossi del CAI ci fanno buona compagnia.


Scesi fino a quota 1700 metri circa (che è poi l'altezza dell'Alpe Lendine), la pendenza si riduce drasticamente, e il sentiero va a strisciare in mezza costa all'interno di un bel bosco di conifere; la traccia, affacciata sul baratro, è piuttosto stretta e l'erba alta tende a ridurla ulteriormente. E' con un certo sollievo che raggiungiamo i prati di Sambuco (m1690, 1.30 ore), dove i piedi possono camminare in tutta sicurezza. Da qui all'Alpe Lendine manca ormai meno di un'ora, per altro da passare piacevolmente all'interno di verdissimi boschi di conifere.


L'Alpe Lendine (m1710, 45 minuti) è un villaggio d'alta quota incredibilmente curato ed elegante, dominato dalla torreggiante piramide del Pizzaccio; l'alpeggio restituisce un effetto di ancora più stupefacente magia nei mesi invernali, quando tonnellate di neve gravano sui tetti delle baite e ricoprono uniformemente i prati, nascondendo anche erbacce, sporcizie e testimonianze di abbandono.


La discesa è da effettuarsi lungo il sentiero per Olmo (che parte alle spalle della chiesetta isolata), da cui ci stacchiamo poi a 1400 metri circa d'altezza seguendo il sentiero indicato per "Drogo" (cartello in legno infisso su un larice). Raggiunti dei casolari isolati nel bosco, ci aspetta una discesa precipitosa lungo un ripida scarpata completamente imboschita, alla base della quale ci ritroviamo alle case di Caurga (m1294, 1 ora): poco più in basso, ritroviamo il bivio per il Rifugio Carlo Emilio imboccato in mattinata. Da qui alla macchina ripercorriamo dunque lo stesso tracciato nel fondovalle della Valle del Drogo (m1070, 40 minuti).


Mappa

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COSA PORTARE

La montagna è un ambiente pericoloso: assicurati di avere sempre l'attrezzatura adeguata — scarpe da escursionismo o trail, vestiti pesanti e impermeabili in caso di cambiamenti inaspettati delle condizioni metereologiche, un piccolo kit di emergenza.

 

Ho fatto una "nota della spesa" Amazon per verificare che tu abbia tutto — p.s. se compri da questi link, il 3% va a sostenere lo sviluppo e il mantenimento di Hikes of the World 🙏.

 

  • Maglietta traspirante (esempio)

  • Felpa, pile, o giacca leggera

  • Giacca a vento impermeabile (per esempio: uomo / donna)

  • Guanti e berretto (non si sa mai)

  • Zaino con copertura per la pioggia

  • Bastoncini da trekking (non indispensabili, ma aiutano a scaricare il peso dello zaino e ad alleggerire i colpi alle articolazioni)

  • Scarpe da trekking o da trail running (in gran voga ultimamente perché leggere. Queste Salomon — uomo e donna — sono un ottimo entry-level, meglio se Gore-Tex)

  • Borraccia o thermos

  • Ramponcini leggeri se pensi di trovare ghiaccio o neve sul percorso

  • Power bank o caricatore per il cellulare

  • Macchina fotografica

  • Drone, per chi ama "volare" (usato con moderazione e a distanza da altre persone. Ho il DJI Mini 2 da oltre 2 anni e mi ci sono trovato molto bene. Il DJI Mini 3 permette anche di scattare fotografie in verticale)

  • Piccolo kit di emergenza (esempio)

  • Crema da sole (indispensabile)

  • Occhiali da sole

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